Caffè decaffeinato in gravidanza: è concesso o fa male?
copertina decaffeinato in gravidanza
Posso bere il caffè in gravidanza? Il decaffeinato è concesso? Quante tazzine di caffè al giorno posso bere?

Sono queste le domande che ogni donna amante del caffè si pone quando scopre di essere incinta. E’ davvero necessario rinunciare al piacere del caffè in gravidanza o ci sono delle eccezioni?

Caffè decaffeinato in gravidanza: si o no?

Rinunciare al piacere del caffè non è una cosa semplice per tutti ma è un sacrificio davvero necessario? Bisogna eliminarlo completamente o è possibile assumerlo con moderazione?

I pareri a riguardo sono alquanto discordanti infatti c’è chi consiglia la totale astensione dalle bevande contenenti caffeina per tutta la gravidanze e chi invece ne fa una questione di quantità. Anche gli esperti si dividono infatti c’è chi sostiene di non superare i 400 mg di caffeina al giorno (che corrisponde in pratica a 4 caffè perché ognuno contiene circa 100 mg di caffeina contro i 2 mg contenuti in un caffè decaffeinato), chi invece afferma che già quantitativi superiori a 200 mg (oltre ai classici effetti come tachicardia, insonnia, irritabilità, aumento della produzione di succhi gastrici con conseguente gastrite) possono aumentare il rischio di aborti spontanei, di nascita prematura e di basso peso alla nascita e chi invece è convinto che il caffè in gravidanza non comprometta affatto la salute del nascituro a patto però di non eccedere con le dosi.

Come abbiamo visto anche il caffè decaffeinato, nonostante il nome possa trarre in inganno, contiene comunque una minima percentuale di caffeina, secondo la normativa vigente questa percentuale non può superare il 3% rispetto al caffè classico (quindi ci attestiamo intorno ai 2-3 grammi). 

Ma come avviene il processo di decaffeinizzazione? è completamente innocuo per la salute? e in gravidanza, c’è il rischio che le sostanze utilizzate per decaffeinare attraversino la barriera placentare e creino danni al feto?

Il processo di decaffeinizzazione è abbastanza complesso ed avviene mediante l’utilizzo di particolari sostanze chimiche dette solventi. Questa lavorazione avviene sui chicchi ancora verdi quindi prima della tostatura del caffè.

I solventi (o estraenti) più utilizzati per decaffeinare il caffè sono:

  • acqua: è ovviamente il solvente più innocuo perché più naturale, è però poco selettivo pertanto insieme alla caffeina porta via con sé molte altre sostanze responsabili delle caratteristiche organolettiche che tanto amiamo nel caffè. 

  • acetato di etile: è estratto dalla frutta quindi anche questo solvente è naturale però ha di contro il fatto di non essere completamente inodore (il suo utilizzo rischia pertanto di alterare il gusto e l’aroma del caffè) ed è altamente infiammabile.

  • anidride carbonica liquida (o supercritica): è uno dei metodi più usati ed utilizza la CO2 sottoposta a pressioni e temperature molto elevate. E’ però il metodo più costoso quindi rischia di incidere notevolmente sul prezzo finale del caffè.

  • diclorometano: è in assoluto il metodo più diffuso perché si tratta di una sostanza estremamente volatile e selettiva, riesce infatti ad estrarre solo la caffeina quindi consente di mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche del caffè

Dopo aver scelto il solvente inizia il processo di decaffeinizzazione dei chicchi di caffè che si compone di varie fasi. All’inizio i chicchi di caffè vengono sottoposti all’azione di un forte getto di acqua e vapore acqueo così da gonfiarli (fase del gonfiaggio), poi entra in azione il solvente che porta via con sé quasi tutto il contenuto di caffeina (fase dell’estrazione), quindi i chicchi vengono lavati così da eliminare tutte le tracce di solvente che può essere contenuto nel prodotto finale solo in minime quantità (fase di recupero del solvente); infine i chicchi vengono asciugati e sottoposti ad analisi per essere certi di aver eliminato tutte le tracce di solvente e di aver eliminato oltre il 97% di caffeina.

Oggi i processi di decaffeinizzazione sono sempre più controllati e meno dannosi per l’organismo perciò le paure legate all’assorbimento delle sostanze chimiche usate per estrarre la caffeina sono sempre più infondate, quindi anche in gravidanza non c’è il rischio di esporre il feto a sostanza chimiche dannose dal momento che nel caffè ne ritroviamo solo quantità infinitesimali assolutamente insufficienti a creare problemi al nascituro.

Risulta chiaro dalla lettura dell’articolo che, al momento, non esistono delle linee guida precise sull’assunzione del caffè in gravidanza ma sicuramente è il buon senso a dover guidare i nostri comportamenti. Se proprio non riusciamo a rinunciare al piacere il caffè concediamoci al massimo due tazzine e preferibilmente di caffè decaffeinato facendo anche attenzione agli altri cibi e bevande contenenti caffeina come ad esempio cioccolato e bevande tipo cola in primis.

Oltre al caffè tradizionale in gravidanza va posta l’attenzione anche a tutte le altre bevande contenenti sostanze stimolanti come il thé, il caffè al ginseng e il caffè al guaranà. Non ci sono invece problemi riguardo all’assunzione del caffè d’orzo perché è privo di sostanze eccitanti e stimolanti ed è prodotto a partire da un cereale.

L’unico caffè assolutamente controindicato in gravidanza è quello di cicoria perché stimola prematuramente le contrazioni uterine esponendo quindi al rischio di parto prematuro.